Food For All! Relazione del Tavolo sulla diversità cui ha partecipato SHuS, 7.5.2018

Food For All! Relazione del Tavolo sulla diversità cui ha partecipato SHuS, 7.5.2018

di Cristiana Fiamingo (con estratti da FF)

In data 7 Maggio 2018, in rappresentanza di SHuS, quale coordinatre di SHuS, hjo partecipato ad uno dei tavoli Multi-Stakeholders aperti presso la Fondazione Feltrinelli, nell’ambito della settimana

Milano Food City 2018

Nell’intendimento di FF…

Il significato dell’evento

I tavoli sono pensati per riflettere sulle questioni chiave che riguardano il futuro del cibo e dell’alimentazione. Rappresentanti del mondo delle istituzioni, delle imprese, della ricerca, della società civile si confronteranno sulle trasformazioni in atto, sui trend futuri e sulle pratiche in essere per identificare questioni chiave rispetto alle quali si rende necessaria un’azione di corresponsabilità congiunta da parte degli attori economici, politici e sociali della società contemporanea. A ogni tavolo è previsto un coordinatore dei lavori. I lavori dei tavoli saranno preceduti da un inquadramento tematico e da un intervento introduttivo, mentre gli esiti saranno restituiti in una pubblicazione a cura di Fondazione, che darà opportuna visibilità ai contributi dei soggetti presenti in relazione alla tematica affrontata.

Il programma dei lavori

Ore 14,45 – 15,00 Ingresso Ospiti nella Sala Polifunzionale, alla registrazione verranno dati gli elenchi dei tavoli corrispondenti della sala polifunzionale.

Ore 15,00 – 15,15 Inaugurazione Milano Food City

Ore 15,15 – 15, 25 – Inaugurazione Food for All! e avvio dei Sette Tavoli Tematici

Ore 15,25 -16,40 I Coordinatori dei tavoli introducono i temi, come da documento, indirizzando le domande per ogni giro di tavolo che i rapporteur, provvisti di computer ai tavoli sintetizzeranno per punti durante gli interventi dei delegati. A seguire ha inizio la discussione su problematiche volta ad affinare in maniera congiunta la questione chiave sollevata dal coordinatore in apertura dei lavori.

Ore 16,40 – 16,50 I rapporteur e i coordinatori sono chiamati a chiudere il documento di sintesi dei tavoli e giungere all’identificazione di una principale questione chiave.

Ore 16,50 – 17,15 I coordinatori restituiscono la questione chiave in plenaria (max 3 minuti per intervento)

Scopo dei tavoli tematici

Ogni tavolo avrà a disposizione due ore complessive per la discussione. Sarà composto da un Coordinatore, un Rapporteur e 8-10 partecipanti. Lo scopo ultimo della discussione dei tavoli tematici è quello di individuare e/o affinare in maniera congiunta una questione chiave connessa al tema del tavolo, utile alla prosecuzione del dibattito e del presidio della ricerca, delle imprese, della sensibilizzazione e del policy making che avverrà nei giorni a seguire nel corso delle altre iniziative comprese nel palinsesto di Food for All!.

I tavoli a porte chiuse riguardavano

LE 7 VIRTU’ DEL CIBO

ho partecipato al

Tavolo tematico Diversità 

il cui intendimento era di evidenziare…

Nel quadro della multidimensionalità del cibo, il concetto di diversità assume due particolari accezioni. La prima è quella relativa al tema della diversità biologica, che racchiude l’insieme di forme di vita proprie di uno specifico territorio che modulate, adattate, gestite secondo modalità diverse, possono diventare, attraverso un processo evolutivo che mette in relazione caratteristiche ambientali e culturali, prodotti agricoli e gastronomici. Salvaguardare nella pratica la biodiversità significa utilizzare i prodotti dell’agricoltura che vengono da buone pratiche e attraverso ciò passa la tutela di un patrimonio genetico, economico e soprattutto culturale di straordinario valore, fatto di eredità contadine e artigiane ricche e complesse. L’Italia costituisce un esempio più unico che raro nel mondo per la diversità che offre in quanto a paesaggi, territori, sistemi produttivi e competenze sviluppate per saperne trarre il meglio in termini di produttivi e di diversità gastronomiche. Una diversità che è, insieme, qualità e tipicità, componenti, queste, che hanno decretato l’affermarsi a livello globale del made in Italy enogastronomico di cui il 2018, anno del cibo italiano nel mondo, sarà una vera e propria proclamazione.

La seconda accezione fa invece riferimento alla diversità culturale del cibo che determina l’identità di chi la racchiude, la coltiva, la trasmette, la tiene viva. Il sapore del cibo, le modalità di preparazione e condivisione, i racconti e le conoscenze a esso associate, aprono al ricordo della propria terra rappresentando un fattore di ancoraggio alla propria cultura madre, a scapito delle distanze geografiche e temporali.

In questo contesto siamo chiamati da un lato a comprendere come preservare la biodiversità per garantire la sicurezza alimentare e nutrizionale per ciascun abitante del pianeta. Dall’altro lato a interrogarci sulle modalità attraverso cui mantenere le ricchezze e le diversità culturali senza cadere in omologazioni identitarie, a partire dalle quali sviluppare dinamiche di convivialità e socialità inclusive.

Questione chiave
A fronte dei processi di globalizzazione e della necessità di spingere sulla produzione agroalimentare per una popolazione che cresce, come è possibile mantenere la produzione di piccola scala e il portato valoriale di risorse materiali e immateriali che ci è associato?

Partecipanti
Coordinatore: Stefano Bocchi (Università degli Studi di Milano)
Rapporteur: Valentina Vaglia (Università degli Studi di Milano)

Valentina Cairo, Progetto AGER-Agroalimentare e Ricerca, Fondazione Cariplo.

Lorenzo Domaneschi Assegnista di ricerca, Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche, Università degli Studi di Milano.

Matilde Ferretto Prof. Ordinario, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università degli Studi di Milano Bicocca.

Cristiana Fiamingo Ricercatore Confermato, Dipartimento di studi internazionali, giuridici e storico-politici, SHuS, Università degli Studi di Milano.

Ilaria Lenzi, CSV Brand Manager presso Nestlé Waters

Walter Magnoni Filosofo e teologo, Diocesi di Milano.

Alessandro Rota, Presidente Coldiretti Milano, Lodi Monza e Brianza.

Marina Trentin, Cooperativa sociale Eliante.

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Ed ecco il report di sintesi redatto da Valentina Vaglia con l’aggiustamento dei vari contributi:

Food for All!

Milano, 7 Maggio 2015

Questione chiave: A fronte dei processi di globalizzazione e della necessità di spingere sulla produzione agroalimentare per una popolazione che cresce, come è possibile mantenere la produzione di piccola scala e il portato valoriale di risorse materiali e immateriali che ci è associato?
Tavolo di lavoro: DIVERSITA’

Abstract (max. 300 parole)

La diversità contribuisce al mantenimento della condizione omeostatica della complessità dei viventi sul pianeta Terra. Ad esempio: la diversità biologica è fondamentale per la regolazione dei sistemi suolo-aria-acqua di qualsiasi contesto ambientale, mentre la diversità a livello sociale è funzionale alla costruzione del proprio io, che relazionandosi appunto con il diverso, permette l’emergere di unicità culturali legate a contesti territoriali.

La globalizzazione e le tecnologie attuali permettono lo scambio fra diversità culturali e di beni materiali che nascono in luoghi lontani fra loro. Il risvolto negativo di questa realtà può riguardare la perdita di valore culturale e di risorse naturali, quindi di diversità, nel passaggio fra la scala locale e quella globale.

Attualmente è fondamentale un processo di advocacy per far emergere a livello politico, economico e istituzionale il valore della sostenibilità ambientale, sociale, economica e di governance associato alla diversità biologica e culturale del cibo (quindi al tempo stesso all’unicità degli elementi di cui essa stessa si compone).

Un ruolo chiave nel mercato globale è quello del cittadino, consumatore su grande e piccola scala dei beni agricoli, che andrebbe portato a riflettere sulla domanda: quando la distanza fra produttore e consumatore diventa troppa?

Una popolazione sensibile al tema della diversità, quale valore intrinseco della vita, sicuramente avvantaggerebbe il processo di mantenimento della biodiversità e, quindi, dell’unicità delle sue diverse componenti che solamente vivendo in maniera sistemica contribuiscono una con l’altra al mantenimento dei valori di risorse materiali e immateriali ad esse associato.

Questa sintesi è emersa sottolineando il valore di strumenti quali: la Carta di Milano, Agenda 2030, l’Enciclica Laudato si’ e gli sforzi portati avanti dalle discipline e dalle pratiche volte alla cooperazione nella ricerca e alla co-creazione progettuale in opposizione al riduzionismo degli studi e alla frammentazione sia delle risorse sia delle conoscenze.

Identificazione 3 principali problematiche connesse alla questione chiave
1.      Il sistema economicista attuale che governa le dinamiche di produzione agroalimentare si nutre di una realtà riduzionista, competitiva e parcellizzata che mira al benessere di pochi

  1. La globalizzazione della produzione agroalimentare mette a rischio l’unicità dei prodotti del territorio e la sopravvivenza dei piccoli agricoltori sia nei PVS sia nei Paesi Sviluppati
  2. Necessità di produzione agroalimentare per una popolazione che cresce
Identificazione 3 principali raccomandazioni in relazione alle criticità identificate
1.      Mirare ad un sistema di cooperazione fra gli attori di tutta la filiera agroalimentare (dal seme alla bocca) in maniera sistemica, considerando tutte le scale della realtà in maniera dinamica: temporale (passato, presente e futuro in relazione tra loro) e spaziale (dal generale al particolare e viceversa)

Valorizzare la diversità del territorio significa salvaguardare la biodiversità del cibo e delle culture locali. Il consumatore deve essere sensibilizzato rispetto alle scelte di acquisto dei prodotti agro-alimentari attraverso un marketing del prodotto che abbia scopi educativi e non distorsivi o confusionali

Utilizzando le attuali risorse in maniera sostenibile (utilizzo delle migliori tecniche disponibili, rispetto di regolamenti e protocolli, transizione verso pratiche agro-ecologiche ecc.) ed evitando gli sprechi il mito della necessità di aumentare le produzioni commodity per sfamare il pianeta verrebbe superato 

Conclusioni

La globalizzazione dei mercati agricoli è un processo con cui le realtà produttive di piccola e media scala possono riuscire a convivere solamente se supportate da una società consapevole rispetto all’importanza del loro ruolo nel mantenimento della diversità. Sono le piccole unicità locali che permettono di mantenere l’identità culturale del territorio e preservano nel tempo la biodiversità ad esso legata. Quindi si potrà mantenere questo tipo di produzioni solamente se enti e istituzioni lavoreranno:

–          nell’ottica degli accordi internazionali dell’Agenda Globale 2030 per lo sviluppo sostenibile e i relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) cercando di coinvolgere anche i paesi non ancora aderenti;

–          in maniera sistemica considerando le necessità di tutte le scale della realtà in maniera dinamica;

–          alla formazione e sensibilizzazione della società rispetto alle scelte di consumo sostenibile. Insistendo innanzitutto anche per la diffusione di una informazione sempre più dettagliata relativamente a comportamenti non sostenibili da parte di stati ed imprese. Solo così saranno garantite risposte politiche adeguate volte ad ottenere comportamenti etici, relativamente a produzione e distribuzione attraverso le pressioni di una politica internazionale cosciente e condivisa.

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